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Sed quamquam me nocte premunt vestigia Divum,
     Luce autem canae Tethyi restituor: 70

varianti.

Verso 70. Principe, Lux aut cavae Thesei restituo. Mss. Ambros. tre Tethi, uno Tethidi, nel resto corrotti: antiche ediz. 1474, 1487 canae restituor Thetidi; 1488 Thetidi restituor. Stazio lux autem canae Tethyi restituat. Palmerio, Meleagro, e Corradino lo sieguono, ma i primi due cangiano l’ultima parola in restituent, l’altro restituam. Alcune edizioni Luce tamen.

note. Versi 69 — 70.

Me nocte premunt etc. Questo distico a me pare assai bello: l’esametro è tutto omerico fino nella giacitura delle parole e nel suono. L’immagine riesce più sublime appunto perchè è men adorna di parole. È più elegante in Virgilio ma non grande egualmente.

Candidus insuetum miratur limen olympi,
Sub pedibus videt nubes et sidera Daphnis.

Di questa differenza dal bello al grande vedi nella sezione xxxv di Dionisio Longino unico autore da leggersi fra tutti gli istitutori di eloquenza; ma da leggersi schietto al tutto di note. Anche Manilio pone gli eroi, lib. i verso 799, nell’orbe latteo sopra le stelle. Arato coetaneo di Callimaco usò delle stesse parole. Fenom. v verso 459.

                    — θεῶν ὐπὸ ποσσὶ φορεῖται
               Λείψανον Ἠριδανοῖο πολυκλαύστου ποταμοῖο.

Tradotto quasi letteralmente da Manilio v verso i4.

          — premunt vestigia Divûm
     Fluminaque errantes late sinuantia flexus

E Jacopo Sannazzaro recato dal Volpi, egl. iii.

               E co’ vestigj santi
               Calchi le stelle erranti.