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note. Versi 51 — 52. 105


Paullo Ante. Il che mostra che la chioma fu rapita dal tempio poco dopo che fu recisa; forse nella notte di quel medesimo giorno.

Sorores. Ovidio chiama fratelli i libri da lui scritti. Stazio. — Questa espressione è affettuosa e fa più verisimile il lutto delle chiome. Così Virgilio citato da tutti i commentatori in questi celebri versi delle georgiche iii verso 517.

— It tristis arator
Mocrentem abjungens fraterna morte juvencum etc.

E gli affettuosi versi che sieguono sono tolti di peso da Lucrezio lib. ii verso 355 e seguenti, i quali io ti prego , o lettore, e per l’amor mio e per l’amor tuo di rileggere. — Anche Plauto nel Cartaginese att. i, scen. 3 chiama sorelle le mani, il che gli venne da Euripide, Oreste verso 222, o piuttosto da qualche proverbio a me ignoto degli antichi. Il Pope imitò questo pensiero, Canto iv.

     Pendean vezzosamente i cari ricci
     E bellezza accresceano al bianco collo.
     Or solitario l’altro riccio siede
     E nel destin del suo compagno amato
     Prevede il proprio; e rabuffato chiede
     La forbice fatal.

Ma il poeta greco sopprimendo le idee intermedie fa più profondo e passionato il concetto, il che, pel genere del poema, non si concedeva forse all’inglese.

Memnonis æthiopis. Congiungi questo pentametro al seguente distico: eccoti l’ordine. Quum unigena Memnonis Æthiopis, equus ales Arsinoes Locridos, impellens aera pennis nutantibus obtulit se. — Mennone fu figliuolo di Titone