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144 notizia bibliografica


secreto parimenti in molte donne maritate, quantunque tutte di buona fede lo neghino, di nutrire due amori, benché in apparenza diversi (infatti il lettore è perplesso se ami Werther a un tempo e il marito), sono circostanze che quanto piú si conoscono desunte dalla natura volgare, tanto piú si vorrebbe che fossero nobilitate dal vero ideale. Carlotta ha un entusiasmo, che scoppia assai piú, e piú graziosamente, che non da Teresa. Anzi tutto quello che dice la giovine amata dall’Ortis, o che, dato il suo carattere, avrebbe potuto dire, non potrebbe sostene1. La tacita obbedienza filiale della fanciulla italiana è men commovente della religiosa pietá di Carlotta, la quale ama Alberto, e lo sposa per obbedire agli estremi consigli della madre, che moribonda l’avea raccomandata a quell’uomo. Pur questi bei sensi ideali sono smentiti da parecchi altri, che, quanto sono piú concludenti, tanto piú si veggono premeditati dal raziocinio freddissimo o dallo stato consueto del cuore di quella donna; e allor l’entusiasmo, col quale aveva parlato, sembra vampa passeggiera, appigliatasi in lei dall’ardore di Werther e ostentata con vanitá femminile. Ma, quando quell’ardore le si approssima piú pericoloso, essa, che non l’aveva provato mai, tenta di respingerlo co’ freddi ragionamenti che esacerbano a morte il suo amante, come se una massa di ghiaccio si frapponesse a un incendio inestinguibile. «Ei digrignava i denti e guatavala tetro. Essa il prese per mano: — Werther! — dicevagli — non foss’altro un momento, un solo momento di riflessione posata. Non v’avvedete che v’ingannate da voi? che vi precipitate a occhi aperti? Perché me, Werther? me per l’appunto? sí, me possessione d’un altro! me per l’appunto! Ho paura, ho paura che la impossibilitá di possedermi attizzi in voi tanto ardore di desi-

    Georg Ioachim Göschen, 1787, p. 267. «Carlotta diceva a sé: — Oh chi mi trasformasse Werther in fratello mio! oh potessi ammogliarlo ad una amica mia, e si rannodasse l’amicizia col marito mio, sarei pur beata! Esaminava ad una ad una col pensiero le proprie amiche, le trovava tutte difettose di non so che, e nessuna tale a cui ella avrebbe volentieri ceduto Werther. Da tante considerazioni cominciava, non però sei diceva, a sentire profondamente, distintamente sorgere un sentimento vivo, occultissimo di serbarsi Werther per sé, ma insieme che non poteva, né s’attentava». Questo soliloquio della mente di Carlotta fu provocato dalla scena, per la quale Werther s’era ostinato ad uccidersi.

  1. Su la fine della parte prima.