Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/91


lettera vii 85


interesse il vecchio aratore mi narrava (mentr’io sedeva sopra il suo carro, per risparmiare la strada che conduce da Teresina) la vita de’ parochi della villa viventi nella sua fanciullezza, e mi descriveva i danni della tempesta di trentacinque anni addietro, e i tempi dell’abbondanza e quei della fame, interrompendosi ad ogni tratto, ripigliando il racconto ed accusandosi d’infedeltá! Così, chiaccherando, io mi trovo al giardino de’ nostri amici, dond’io non mi parto che all’oscurarsi del giorno. Buona notte.

LETTERA VII

Certo che la benedizione del cielo si diffonde su questa ottima gente; ed io pure son divenuto con essa felice. Non cesseresti mai di bramare una sposa come Teresa ed una figliuoletta come la Giovannina. La vecchierella Margherita, che ha veduto nascere la famiglia, è ancora, a dispetto di settant’anni, affabile e gaia come una fanciulla che va a marito: tanto può la pace del cuore!

Odoardo è un angelo: buono, esatto, liberale, paziente...; non ha che un po’ di garrulitá. Bada che non incominci a parlarti de’ suoi viaggi. Egli ha il giornale degli accidenti piú frivoli: ora ti scappa con uno stranissimo sogno, or con l’esatta descrizione d’una festa di ballo. Aggiungi mille venture! mille pericoli! In séguito ti annovera gli studenti di Padova, e pesa il merito di tutti gli artisti del paese: confronta i pittori antichi ai moderni, piatisce la causa di questi e di quelli, siede pro tribunali e giudica in forma. Se talvolta io lo interrompo, abbandona il primo soggetto e incomincia a tessermi la storia metereologica di tutti i giorni di questo mese. Teresa predica perché taccia; tuttavia conviene lasciarlo finire. Addio, addio.