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52 i - scritti vari dal 1796 al 1798


mio parere, si è questa. Dico che la legge agraria, in qualunque modo, diretto o indiretto, si voglia eseguire, oltreché ella è utilissima e necessaria, ella altresí è lecita e dovuta. Si suppone che il diritto di proprietá sia anteriore alla societá. Ciò è falso, ove si consideri l’uomo, il quale nello stato di natura si crede di sua proprietá ciò che avanza e gode, e, non occupandolo, lo lascia per conseguenza al primo occupante e godente: e quindi è suo il poco ch’egli mangia per suo nutrimento, è suo il suolo ov’egli posa il piede; ma non per questo ne viene che non sia del suo simile il pomaio soprabbondante e troppo ai bisogni di un solo, e che un altro non possa mettere i piedi sul suolo calcato prima da lui, e che due non possano dormire sotto un albero stesso, caso che le frondi possano coprire piú d’uno. Ecco lo stato vero di proprietá nella natura. Tanto piú che gli uomini allora usando della forza, ed avendo la natura, poco piú poco meno, compartite eguali forze ne’ suoi figli, non v’ha pericolo che venti o trenta siano soperchiati da un solo e che per sua prepotenza e voracitá non abbiano di che sussistere, come accade nelle istituzioni e classi della societá, ove uno solo assorbe l’alimento di un migliaio di cittadini, i quali sono astretti a vendersi a questo solo per vivere. Ora, passando gli uomini dallo stato di natura a quello di societá, fanno fra di loro una serie di patti chiamati il «contratto sociale», ove si garantiscono, l’uno per l’altro, la libertá, la sicurezza, la proprietá. E si garantiscono tutti la proprietá per garantirsi la vita, senza la quale non v’ha né libertá né sicurezza. Né l’uomo, uscendo dallo stato di natura, si porta con sé campi, case, armenti, ecc. La societá in séguito glieli assegna, ed ecco la prima proprietá. Ora una societá, quando si stabilisse un governo, caso che primo articolo della sua costituzione sia la libertá e l’indipendenza, e abbia divisato di tôrre tutti gli ostacoli al suo fine e tutti i mezzi di essere oppressa, deve anche tôrre la somma povertá e la somma ricchezza, perché la prima è cagione di avvilimento e di schiavitú, l’altra di baldanza e di tirannia. Né mi si dica che la proprietá è un diritto primitivo. La proprietá è un diritto civile, perché si appartiene agl’individui; la libertá è un diritto