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viii - istruzioni politico-morali 51


V

Esaminiamo il lusso, i vizi, le guerre, le profusioni di Crasso, di Siila, di Lucullo e di Cesare e degli altri ottimati: e vedremo che senza sterminate ricchezze non avrebbero assoldati, come fecero, i cittadini romani, né accese le proscrizioni e le guerre per private ambizioni; né i capitani divenuti re, né i soldati di Roma convertiti in soldati e vassalli or d’uno or d’un altro privato; né Silla e Cesare si sarebbero eretti giammai dittatori perpetui, se, sostenuti dalle loro ricchezze, non avessero fatto de’ cittadini romani altrettanti sgherri; né si sarebbero comprati i voti de’ cittadini poveri, che, necessitati di vendersi al piú ricco, divenivano satelliti del piú potente; né si avrebbe con questi voti atterrito il senato, il quale favorí prima i piú ricchi per stabilire l’aristocrazia, ma dappoi si vide anch’egli oppresso col popolo, e cadde ne’ suoi stessi inganni; né se... e quanti «né» si potrebbero infilzare? Dove in questi tempi le antiche virtú, dove la santitá delle leggi, dove i magistrati, dove le armate, dove i stessi sacerdoti? Tutto in mano de’ ricchi, che o corrompevano o atterrivano o compravano. Ecco la sorgente vera della caduta di Roma e di tutte le repubbliche antiche e future. Si mediti l’uomo, le sue passioni, gli umori del popolo; e poi gli si lascino in democrazia i mezzi di dominare, o, per la sua povertá, il bisogno di essere dominato. Noi siam nati prima uomini e poi cittadini; i bisogni di natura, che sono altrettanti doveri reali, siano in noi piú potenti dei doveri di servitú.

Meditando sulla romana repubblica, sull’origine della legge agraria e su la fine de’ Gracchi, agevolmente si riconosce essere stata simile istituzione utilissima e necessaria. Ben mi sento intuonare la vecchia sentenza: doversi badare piú al giusto che all’utile, e conservarsi illese le proprietá, come quelle che sono il primo diritto del cittadino. Piano! Talvolta passano di bocca in bocca alcune opinioni che, per l’interesse di chi le promulga e di chi le riceve, diventano assiomi e principi sacrosanti; e tale, a