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[PARTE PRIMA]

Libertá va cercando, ch’è sí cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.


Dante.

Da’ colli Euganei, 2 ottobre 1797.

Il sacrificio della nostra patria è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrá concessa, non ci resterá che per piangere le nostre sciagure e le nostre infamie. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io, per salvarmi da chi m’opprime, mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime, le ho ubbidito e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le piú feroci. Ma dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere per sempre il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo... quanti infelici! E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl’italiani! Per me, segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me stesso, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrá fra braccia straniere; il mio nome sará sommessamente compianto dai pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno sulla terra de’ miei padri.

13 ottobre.

Ti scongiuro, Lorenzo, non ribattere piú. Ho deliberato di non allontanarmi da questi colli. È vero ch’io aveva promesso a mia madre di rifuggirmi in qualche altro paese; ma non mi è bastato il cuore: e mi perdonerá, spero. Merita poi questa vita<--!10-->