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vi - orazione a bonaparte 231


delle lontane case natie. Tale fu sempre, se pochi ne scevri, la universalitá de’ soldati gregari, che deserta avrebbono, insanguinata ed arsa la repubblica, dove, tutti i disagi durando, né patria, né sostanze, né congiunti, né amici, né altari, né onore difendevano: se non che, e per la brevitá del tempo, e per le rade legioni, e per le perpetue fatiche, e per lo zelo de’ pochi patri capitani, e per la divozione al tuo nome, gli effetti di queste armi si ritorsero soltanto nell’esaurimento dell’erario, con che gl’infiniti questori tripudiando, nudo, non pasciuto, e col diritto quindi al misfatto, sudava l’infelice soldato. Né si presuma che i tanti ufficiali francesi, ridottisi a questi stipendi, grande onore o eccitamento recassero; ché colui, il quale dalle vittrici gloriose libere insegne rifugge della propria repubblica, scarsa laude può mercare, e dalla patria ch’egli abbandona, e da quella che elegge. Quindi la militare licenza, i delitti e le pene della fame, il furore, l’arti e la impunitá della rapina, le vastazioni e gli omicidii nelle terre, le reciproche ire de’ cittadini e della milizia, gl’immensi dispendi e la niuna difesa della repubblica. E, quand’anche armi cotali a somma forza giungessero, tremendo, certo, e da piú genti esperimentato sorgerebbe a un tempo il pericolo, che gli ambiziosi capitani dalla dappocaggine de’ magistrati, dal silenzio d’inermi leggi, da’ neghittosi odii de’ cittadini, dalle servili speranze de’ soldati, validi mezzi traessero per occupare tirannescamente lo Stato.

Che se taluno perciò, insultando alla fortuna da tanti secoli avversa agli italiani, osasse chiamarci degeneri da’ nostri avi ed incapaci di ridivenire popolo indipendente e marziale; oh! sorgete voi, italiani caduti nelle battaglie, quando Scherer, tante concittadine anime perdendo, pieno de’ vostri cadaveri facea scorrere l’Adige, che, fuggente dalle sponde indifese, all’Adria addolorata e sdegnosa portava sangue venduto. Gridate voi, morti nelle valli di Trebbia, sempre all’armi libere infausta, ove ora con voi infinite ombre di guerrieri francesi fremono fra gl’insepolti romani al nome del secondo Annibale, né dalla vendetta, che rapida col terrore e con la sconfitta lo incalzò negli elvetici monti, sono ancora placate. E voi, che da’ ricuperati