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lettera lxi 175


l’inseguo. Sassosi dirupi, folte macchie, rapidi torrenti mi arrestano il piede; ed io sto lí, cogli occhi fitti su quel ritratto, e non muovo palpebra, né mi sfugge un respiro... Se almeno Teresa sentisse l’impressione dei baci e delle lagrime... Illusioni!

LETTERA LXI

29 giugno.

Piangi, o Lorenzo, il tuo povero amico! Poco a poco mi consumo... mi struggo. E può ancora il mio languente core palpitare, adorarla? Cosí presso alla tomba! con tanto gelo nelle fibre! Io non ho piú lagrime, piú non m’esce un sospiro; arsi pur sono i miei labbri... Oh, piangi! No, amico, consolati, ché a momenti tutto è terminato! Addio!


La veemente passione del giovanetto infelice aveva preso un carattere invero compassionevole ed estremo. La solitudine, in cui vivea, concentrava tutte le idee in una sola; e giammai fu possibile staccarlo da una fissazione cosí spaventosa. Rade volte si vide trattenersi con i pochi abitatori di quel villaggio; e, conversando alcun’ora con essi, fu visto sovente intenerirli e muoverli a pietá. Dolci erano i suoi modi, amabili le sue parole, commoventi i suoi gesti; poi ad un tratto piangeva, ed or troncava i detti, or con un gran sospiro partiva. Aggiravasi quindi solitario e pensoso nella via piú folta del bosco, e, quasi fosse inseguito da qualche spettro minaccioso, arretrava il piede talvolta con una specie d’orrore. Tramontava intanto il sole dall’orizzonte, e l’ombre si diffondeano sulla faccia della terra; ma Iacopo non vedeasi ritornare al suo pacifico albergo: soltanto al freddo raggio di luna, lento e muto appariva, e si chiudea nella sua stanza.

Il giorno ventinove di giugno, arrivai al monte di Bertinoro. Troppo mi pesava la sorte dell’amico; e, dacché lo vidi in Bologna, piú non seppi cancellare dal cuore il doloroso sentimento che m’inspirarono i suoi mali. Oh, gl’infelici s’amano sinceramente fra di loro e si compiangono! Ancora mi stava sugli occhi l’aspetto melanconico e languente, le sue parole, i suoi sguardi. Giunsi colá sull’imbrunir della notte, e domandai dell’amico. — Oh, oh! — mi