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capitolo quarto 69


16
Sedea Milon rimpetto a la sua Berta:
pensa qual fogo tra quelli occhi nacque!
Egli di lei, ed ella di lui piú certa
si fa, quant’in amarsi ad ambi piacque;
quivi con cenni occulti fann’offerta
de’ cuori loro, e questo a quel compiacque;
Rampallo se n’avvede, e piú Frosina,
Rampallo a lui, Frosina a lei vicina.
17
Cosí l’uno per l’altro si distrugge
nei cauti sguardi e ’n quel sembiante opposto.
Sponga di sangue che lor vene sugge
son gli occhi loro, il cui lume discosto
giammai non va dal suo voler, né fugge,
ma piú sempre al desio si fa disposto;
e tanto lor instiga ed urta Amore,
ch’ivi non s’ama, anzi pur s’arde e more.
18
O insidioso aspetto muliebre,
quando che piaccia a gli occhi di chi ’l mira!
Ma quanto piú bel parti in le tenébre,
ove ’l splendor de li doppier l’aspira!
Vedi le labbra, il collo, le palpebre
d’Elena, di Faustina o Deianira;
e chi contempla quelle, giá non crede
puoter de tal beltade farsi erede.
19
E se risponde mai cotal bellezza
che un core l’altro aggrada, e gli occhi, gli occhi
(o pensier dolce piú de la dolcezza!),
qual ferm’è stato ch’ivi non trabocchi?
Non è sí grata e sí suave frezza,
che dolcemente in loro Amor non scocchi;
ma non si parton mai questo da quello,
ché non fu mai del suo maggior flagello.