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54 orlandino


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— Ben traboccato son — rispose quello —
né sollevarmi piú giammai vi spero.
Deh fato ingiusto e di pietá rubello,
che sí cangiato m’ha di bianco in nero!
Potea Fortuna piú crudel flagello
di questo ritrovarmi, o cavalliero?
Chi mi consiglia dunque? e che varrammi
s’alcun contra ’l desio consigliarammi?
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Pártiti dunque, ché non è curabile
lo mal che ’n le medolle i’ sento pungere;
ogni altra peste creggio esser sanabile
a mille vie di cibo, taglio ed ungere;
amor sol è quel tòsco inevitabile
cui morbo alcun egual non si può giungere:
né vi si trova al mondo un sol rimedio,
for che morir d’affanno e lungo tedio! —
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Stette Rampallo in quel parlar sí fiso
che tutto il volto vanne contraffatto.
— Tu m’hai — disse, — fratello, quasi ucciso,
e posto a tal che for di me son tratto.
Per qual sí altero e sí leggiadro viso
puote smarrire un animo sí fatto?
Tu, che di saviezza non hai pare,
ti lassi dunque in tanto error cascare?
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E chi è costei? saria forse Costanza
o pur di Namo la figliuola bella?
Né creder voglio che facci mancanza,
di Carlo amando Berta la sorella.
Tant’alto chi ponesse sua speranza,
porria sperar dal ciel trar ogni stella. —
Milon non puote continersi allora,
ma, senza pensar altro, saltò fora: