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capitolo terzo 51


32
Morando, il cui cavallo non ha freno,
di trotto al suo dispetto corre intorno:
vole attrigarlo ed or la man al creno
or a l’orecchia il prende, ma ritorno
non fa la bestia, ch’ad un puoco feno
al fin si resta, e del patron con scorno
prese un boccon la rozza di quel strame,
e insieme mastigando fea letame.
33
Cosí mangiando insieme e stercorando
fa che la risa intrica le trombette:
ei ch’è schernito vennesi turbando
e d’ucciderlo tosto si promette;
pone la destra per cavar il brando,
ma nol ritrova, onde confuso stette.
Stringesi ne le spalle, e for di lizza
esce pien di vergogna e piú di stizza.
34
Giá sol de’ paladini Amon è in sella;
tirano li altri a drieto lor cavalli
col capo chino e rossa la massella,
gridando il volgo intorno: «dálli, dálli!».
Gode Maganza ed il spagnol saltella,
ed anco improverando drieto válli.
Onde re Carlo n’ebbe gran dispetto
e fu per porvi fin senza rispetto.
35
Convien ch’a molti ancora ciò dispiaccia
vedendo tanti contrastar sí pochi.
Amon soletto fassi dar la piaccia
e cangia in un momento cento lochi,
spicca le piastre e sol co l’ungie straccia
e fa col pugno i visi negri e fiochi,
e pur fu giá per far de’ piedi testa,
s’era la lanza di Rainer men presta.