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capitolo terzo 47


16
La stella di Saturno o sia pianeta
è quella che mi fa d’uomo chimera,
lo qual non ebbi mai né avrò mai quieta
la mente, in fantasie mattin e sera:
ciò dico, perché officio è del poeta
giovar e dilettar con tal maniera
di stile, che ’l lettore non s’attedia;
e ciò fa Dante ne la sua Comedia.
17
Quel Dante, sai, lo qual «Omer toscano»
appellar deggio sempre, come ancora
Virgilio è detto «Omero mantovano»,
per cui la patria mia tanto s’onora;
e chi ’l Petrarca fa di lui soprano,
ne l’arte matematica lavora,
ché Dante vola piú alto, e questo dico
col testimonio di Giovanni Pico.
18
Lo quale disse ch’ambi hanno l’onore,
questo di senso e quello di parole:
vero è che quant’al frutto cede il fiore,
quanto del sol il lume ad esso sole,
cotanto d’ogni stile il bel candore
concede a quella vasta e orrenda mole
d’un alto ingegno, d’un concetto tale,
ch’oltra l’ottavo cerchio spiega l’ale.
19
Tal dico ancor, ch’un Chirie di Iosquino,
sí come assai piú val di tante e tanti
canzone e madrigai del Tamburino
(o «merdagalli» gli appellâr alquanti),
cosí parmi che Dante alto e divino
si lascia po’ le spalle gli altrui canti,
ché quanto piú de l’opre val la fede,
a Beatrice tanto Laura cede.