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134 orlandino


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Parla la madre: — Deh, figliuol, non sai
che ’l pesce grande mangia il pargoletto?
Non gir in Sutri, ché se v’andarai,
ti piglieranno i zaffi, ti prometto!
— Mi piglieranno? — disse Orlando: — guai
a qualunque verrammi a far dispetto!
ché se d’un papa fusse ben bastardo,
io gli farò parer il fuggir tardo.
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Ma datti pace tu, perché ’l demonio
giá non è brutto come vien dipinto:
non sol d’una prigion i’ son idonio
rumper le mura, ma d’un laberinto;
ecco su l’occhio i’ porto il testimonio
che ’l figlio del signor mi l’ebbe tinto
col ponderoso pugno: ei fu ’l primero
che mi percosse, ed anco il suo scudero. —
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Cosí l’altra mattina l’animoso
dongello dritto corre a la cittade:
porta il bastone duro e groppoloso,
col qual non fuggirebbe mille spade;
scorre e traversa senza gir nascoso
di qua di lá per tutte le contrade,
e chiama in alta voce: — O gente bona,
fatimi ben, se Dio non v’abbandona!
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Io v’addimando, per l’amor di Dio,
un pane solo ed un boccal di vino;
officio non fu mai piú santo e pio
che se pascete il pover pellegrino;
se non men date, vi prometto ch’io,
quantunque sia di membra sí piccino,
ne prenderò da me senza riguardo;
ché salsa non vogl’io di san Bernardo!