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128 orlandino


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Con questi poi nudriva la dongella,
e di pastore fatto era giá coco,
in fin che piú che mai liggiadra e bella
depose il volto macilente e fioco.
Ma l’Orlandino giá corre e saltella,
giá, qual poledro, nescit stare loco,
scampasi da la madre omai slattato,
a quel pastor piú del suo armento grato.
21
Cavalca una cannuccia e con la spada
di legno tira dritti e manroversi;
sempre discorre questa e quella strada
né sa d’alcun affanno mai dolersi;
convien che cada, surga e poi ricada,
ché ’n piede fermo anco non sa tenersi;
ond’ha sul volto, mentre in terra il smacca,
chiara di uovo sempre o qualche biacca.
22
Vive sett’anni e dodici ne mostra,
tanto compiuto va di forze e membra:
gambe da salti ed omeri da giostra,
donde natura ad Ettore l’assembra;
porta gran pesi e ’n qualche muro giostra,
urta, fracassa, rompe, quassa e smembra:
orsi, leoni, tigri non paventa,
ma contra loro intrepido s’avventa.
23
Folgori, venti, piogge, caldo e gelo
non pòn far sí, ch’egli di lor si cure;
dorme di notte sotto aperto cielo,
non su le frondi, ma su pietre dure;
bruno, nervoso, e ’n capo ha riccio ’l pelo,
co’ piedi e mani, ove convien s’indure,
per l’andar scalzo e maneggiar bastoni,
la carne in calli, e ’n scarpe de’ pedoni.