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108 orlandino


4
Disse Milon: — Se quel non è luntano,
voglia guidarci in questo tuo battello;
e per l’atto gentil e piú che umano
che fusti a darne cibo tanto snello,
questa giumenta lascioti, e con mano
proprio la sottoscrivo e ti suggello. —
— Mille mercé — risponde il vecchio; — senza
tanti notari prestovi credenza.
5
Entrati pur in barca, ché in un tratto
voglio condurvi al porto qui vicino.
Lasciamo qui la bestia, che diffatto
io mandarò levarla un mio cugino;
e penso giá di farne bon baratto
drento di Corsia in un carro di vino;
perché, vi giuro, mai non pesco bene,
se di bon vin non son le fiasche piene. —
6
Cosí parlando, accostasi a la barca;
e Berta il vecchiarel prende al traverso:
poi d’esso peso il suo legnetto carca,
che, pargoletto, quasi vien sommerso;
e, tolto il remo, navigando inarca
le schiene, com’un serpe d’oro terso
lo qual va sdrucciolando per un prato,
s’avvien che ’l pè d’un bue l'aggia calcato.
7
E col soave nòto, ch’un acquatico
mergo tra folghe segue alcun piscicolo
nel lito e primo mar de l’Adriatico,
tal va per l'onde salse il trave piccolo
sotto il governo di quel vecchio pratico,
che mai di mar non teme alcun pericolo:
e per levar il tedio e farli ridere,
cantar comincia e con gran voce a stridere.