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Non men di me comprendesi, villani
esser di voi, soldati, la piú parte,
se vi lasciate calcular le mani
dai chiromanti nostri, che san l’arte
di zappe ed altri libri rusticani
meglio che portar picca sotto Marte;
e pur, quantunque bravi insuperbiti,
tutti sète villani stravestiti. —
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E ciò parlando, trasse una sua daga
lucida quanto avea sotto ’l calcagno;
Milon, ch’è di natura sempre vaga
piú presto dar che tôr l’altrui guadagno,
or dignamente ad un furfante impaga:
volendolo purgar d’acque di bagno,
afferra ne la coda la cavalla,
ed ambi drento un fosso d’acqua avvalla.
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Quel sciagurato in guisa di ranocchio
resta nel fango, e la giumenta uscisce.
— Ecco — disse Milon, — saggia, pidocchio,
che avviene ad un villan che insuperbisce:
rubaldo che tu sei! perder un occhio
dovria chi del tuo mal non ti punisce:
or pesca ben, c’hai modo di pescare,
ed io frattanto voglio cavalcare. —
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E detto ciò, riprese la giumenta,
non per la coda piú, ma nel capestro:
Berta, che n’ha fastidio e si tormenta
per lo premier incontro assai sinestro,
salir su la cavalla non fu lenta,
maladicendo quel villano alpestro:
Milon va innanzi e fa de lo staffiero,
tirandosila drieto pel sentiero.