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cosi giá ’l nunzio, sceso ove sott’empio
crudo tirán Ierusalem languia,
stette lungo a l’altar del santo tempio,
dove a vicenda il vecchio Zacaria,
di vita e bei costumi raro essempio,
mentre l’incenso al vero Giove offria,
teneva il popol fuor del tempio escluso,
come s’avea di Scenofe giá l’uso.
13
Tosto che mira il non terrestre viso
essersi posto al lato suo, non puote
non scolorar nel volto a l’improviso
e tralasciar le preci sue divote.
L’angel, accorto ch’egli era conquiso
da vii stupore a le smarrite gote,
sorrise a studio acciò ’l perduto core
tornasse al petto e al viso il bel colore.
14
Poi gli soggiunse queste parolette:
— Non hai che dubitar di me, profeta;
ch’io vengoti da Palme benedette,
nunzio di Chi produsse ogni pianeta,
per accertarti come furo accette
le tue preghere a lui; né piú ti vieta
ch’abbia del ventre infruttuoso ed arto
d’ Isabetta tua moglie un degno parto.
15
Ecco di lei, quantunque carca d’anni,
tu parimente carco d’anni un figlio
se’ per aver, che nomerai Giovanni,
come nomarlo è di divin consiglio:
di che non hai cagion perché t’affanni,
ma ben perché t’allegri al futur giglio,
il qual d’ogn ’altro fior piú redolente
trarassi a l’odor suo di molta gente.