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La ben fiorita etá, li di sereni,
de gli occhi il nero e del bel viso il bianco
di questa donna, i detti e gli atti pieni
di leggiadria (né ta’ veduti unquanco!),
avean ne’ giovenili e vecchi seni
piú d’un cor arso e piú d’un petto stanco.
Non ch’ella, come l’altre, a studio fosse
carnefice de’ cuori o fuoco d’osse;
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ma cosi come al suo fedele sposo
don fatto avea de le stimate poco
da sé bellezze vive, né a ritroso
affetto d’onestá giammai die’ luoco,
sollevò l’alma, come al sol riposo
di tutti affanni, al dolce eterno fuoco.
Ivi lieta vivea, se non in quanto
le fu noioso il qua giú viver tanto.
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Or piacque a Dio di questo gentil fiore
sol conosciuto ai bei colori esterni
sparger non meno il ben spirante odore,
che vivo esempio in mente altrui s’interni.
Ma del frumento il grano se non muore,
non frutta mai; né de li beni eterni
l’Altissimo degnò se non coloro
che.’l forte suo martel tramuta in oro.
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Stavasi un di Susanna con due ancelle
in un suo bel giardino a diportarsi,
solinga si eh’ in fuor da balte stelle
lá dentro da niun potea mirarsi.
Or, per non so che tór, mandate quelle
avea, restando sola per lavarsi:
non che di donne segua la van’arte,
ma si di legge l’osservate carte.