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In quel sembiante che d’april o mazzo,
venendo un nuvol spinto da doi venti,
rompesi a ’n tratto e di gross’acqua un guazzo
giú versa si, che i fior s’acchinan spenti;
ma poi, voltando il tempo, ecco d’ impazzo
scotesi Apollo e mostra i raggi ardenti,
ond’ogni fiore e fronda, al ramo e stelo
risorto, abbella il prato e guarda in cielo:
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cosi quella famiglia ‘lagrimosa
e nel dolore del suo padre afflitta,
tosto risorse a l’insperata cosa
di veder viva la defunta e ritta.
Stupisce avanti, poi religiosa
tutta per terra subito si gitta,
e rende grazia al Medico dond’ogni
rimedio nasce a’ nostri uman bisogni.
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Il qual commette a tutti che tacciuto
quell’atto sia, perché non esca in luce.
E questa è la ragion che ricevuto
non entro il popol fu dal saggio Duce,
per darne documento eh ’è perduto
il ben ch’a cercar lode umane induce,
benché né questa mai né simil opra
potrassi far, ch’alfine non si scuopra.
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Rendute grazie con quell’umil atto
far seppe il gentil uomo al Re de’ sensi:
esce d’albergo, e gli uomini giá fatto
gli han cerchio intorno ramischiati e densi :
vorrian saper come sia gito il fatto;
non è chi dica il ver, non è chi ’l pensi;
sónogli sempre a lato, inanti e dietro;
altri pregan Giovanni, ed altri Pietro.