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Duoi util studi a tutti, a lor superchi,
era l’orazion, era ’l digiuno,
però che ’n su le piazze e ’n mezzo a’ cerchi
puotea di turba contemplare ognuno.
Con ta’ mantelli e simili coperchi
solea vagar negli occhi a ciascheduno
col pazzo volgo drieto, tuttavia,
di su di giú la mona Ipocrisia.
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Alcuni eran di lor piú pazzi che empi,
quantunque da Giovanni batteggiati,
cui molto piú gli esterni e vani essempi
de’ farisei parean d’esser lodati
che i detti di Iesú, li quai, nei tempi
via men che ne le stanze de’ peccati,
dicean ch’usava fra la gente iniqua
dando lor legge torta da l ’antiqua.
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Poi, da non so che stolta invidia tocchi
eh’ esso piú del lor mastro Gian Battista
rempieva di stupor le orecchie, gli occhi,
la dove onor e gloria si s’acquista,
cercavan, come quelli ch’eran sciocchi,
buttargli qualche intoppo, il qual resista
ed attraversi di sua fama il corso,
e a lui non sia di turbe piú concorso.
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Or sopra questo i farisei concordi,
vengon tentarlo a faccia discoperta:
— Con qual ragion — gli dicono — tu mordi,
tu aggravi noi, di ver sotto coperta,
ch’ai bene oprare andiamo ciechi e sordi,
e pur cosa vedemo al mondo aperta,
come né tu né ’ tuoi seguaci stanno
ne le sant’opre a quanto i primi fanno?