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e stretti fossati aspri di cespugli selvaggi, è il bosco fìtto di castagni antichi, di abeti, di larici, è il succedersi di pianure verdi ricamate d'alberelle, attraversate in tutti i sensi dai cento viali ombrosi, dalle infinite stradicciuole romantiche, interrotte dalle collinette boscose, pennellate più cupe sullo sfondo di smeraldo chiaro. E così dalla città fino al Danubio, per chilometri e chilometri in una distesa che pare isolata dal mondo e dove l'impressione della solitudine è perfetta e deliziosa.

Nei lunghi crepuscoli estivi, questo recesso poetico diventa il rifugio degli amanti. Passano lungo le stradette ombrose staccantesi dai viali principali le coppie, che hanno disertato il chiasso e la folla del Prater divertente, dopo essersi saturate di suggestione e di passione ad uno di quegli spettacoli domenicali dove l'operetta si confonde nel balletto e questo nel café-chantant per finire in un walzer con abbracciamento generale. Sul palcoscenico, voluta dall'autore o no, un artista modulava una canzone napoletana piena di voluttà triste, di sapore di lagrime e di baci: la piccola bionda aveva guardato negli occhi l'amico cogli occhi che tremavano un poco; le parole della canzone che la musica sottolineava con un sin-