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che mai non se gli guastarebbe il Vino, per picciolo, & debolissimo, ch’egli fosse. Che saria, come se (per essempio parlando) si dicesse d’un corpo humano, che se li potesse perpetuamente conservare l’humido suo radicale, ò li suoi spiriti vitali.
Ma è quasi impossibile à lungo andare poter conservare al vino intera tal parte ignea. Prima, per il pericolo, à che è sottoposta la Botte; la quale per ottima che sia: se niente sarà mal turata, ò farà danno da qualche banda, quello spirito in pochi dì ne evapora da quella banda, donde può traspirare. Et cosi il Vino restando senza il vigore intiero del suo spirito (che è quasi l’humido suo radicale, & è la detta parte ignea, che si è narrata) ogni dì manca di sanità, & passa almeno al farsi Aceto, come si vede tutto dì da la sperienza.
Secondariamente, torno à dire, Che è quasi impossibile à lungo andare conservare intera al Vino tal parte ignea: perche per tenersi anco la Botte benissimo turata, & con diligenza governata; & sia ciò ne Paesi, & lochi dove prevaglia l’aria calda, & li venti caldi; pure detta parte ignea, & spiritale in poco spatio di tempo gli è tolta, ò in tutto; ò in grandissimo modo estenuata per i medesimi pori del legno, di che è fatta la Botte. Et la ragione è, che essendo essa parte ignea sottilissima, transpira naturalmente, & volentieri và ad unirsi à l’altra parte ignea simile à se in maggior quantità, di che è pieno il mondo allhora. Che è l’aria ambiente caldissima, & detti venti Australi de la state, che sono di natura ignea ancor essi. Anzi detta

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