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Farro, in ginocchio, bacia la terra rovente: religione maschia della natura.

Ma dai pori della terra nascono sagome nere di ombre infinite, quasi invisibili: Farro ne sente una leggera oppressione che vorrebbe scacciare rapidamente. Perchè guastare la bellezza nuda della vittoria con sfumature immateriali?

Il pensiero si è legato a quelle ombre e soffre atrocemente: l’universo è ora scomparso, ma continua bruciare dietro la velatura nera — attimi lunghissimi di angoscia, dolorosi fino allo spasimo. Farro è adesso sicuro che Sona sia rimasta nell’universo rosso e giallo e non comprende ancora la ragione che li divide.

Prima impressione di freddo: qualche goccia è caduta sulla pelle che rabbrividisce — lo sguardo teso fino allo schianto vorrebbe conoscere la profondità del buio. Ed ecco definirsi la situazione tormentosa: linee verdi, dure, angolose che brillano lividamente — il pavimento e il cielo sono di vetro nero, bluastro.

Le ombre diventano materia, sono di una composizione minerale infrangibile — nell’ambiente irreale assumono una forma più precisa, ormai si distingue nitidamente che rappresentano degli uomini. Paura folle, gelosa, di quegli uomini che lo dividono da Sona. Egli non riesce più ad afferrare i valori dell’amante. Gli sembra che, in un minuto, crolli tutta l’architettura morale e fisica del loro amore.