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vrebbefare; ma ormai, si sa, invece succede.

«Non sorrida — gli urla papà — non son cose da sorridere!».

«Non sorrido, non sorrido — geme il commissario.

«E tutti i momenti — continua papà — mi cadono di queste tegole sul capo senza che io ne sappia mai la ragione. Ma venitemi a chiedere quello che volete, prima di agire a questo modo. Perchè fate questo? Perchè? Che cosa ho fatto? Io sono un cittadino abbastanza celebre, credo, e del tutto incensurato. Com’è possibile che mi si tratti da pregiudicato? Io ne ho piene le scatole e vi dico che un giorno o l’altro farete scoppiare uno scandalo europeo».

«Perchè non va dal Prefetto» — suggerisce l’altro, dolcemente.

«Ma che cosa ci vado a fare — urla papà — che spiegazioni ho da dare io? E’ l’autorità che deve darle a me».

Il commissario chiacchiera un po’ e


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