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parte prima. 191


PRIGIONE.


FAUSTO con un mazzo di chiavi e una lucerna dinanzi a unaporticciuola di ferro.

Mi prende un insolito tremore; le miserie dell’umanità si aggravano tutte sul mio petto. Ella abita qui, chiusa fra quest’umide mura, e il suo delitto fu l’illusione di un cuore innocente. Tu esiti accostandoti a lei! Tu tremi di rivederla! Su, entra! Il tuo sgomento le tiene la mannaia sul collo.

(Pone la mano sul chiavistello. Si ode cantare di dentro:)

Quella bagascia di mia madre mi ha ucciso; quel manigoldo di mio padre mi ha mangiato; e mia sorellina piccinina ha deposte le mie ossa in un sito rimoto, al rezzo. Là io mi son mutato in un bell’uccellino del bosco. Vola via, vola via!

Fausto schiudendo la porta. Ella non presente che quegli ch’ell’ama sta ascoltandola; ch’egli sente lo stridere delle sue catene e il fremito della paglia so cui giace. (Egli entra.)

Margherita nascondendosi nel suo covaccio. Oimè! oimè vengono! Orribile morte!

Fausto sotto voce. Taci! taci! Io vengo a liberarti.

Margherita traendosegli innanzi. Deh, se tu sei uomo, abbi pietà della mia miseria!

Fausto. Sta cheta! Con le tue strida desterai i custodi. (Piglia le catene per iscioglierle.)

Margherita inginocchioni. Carnefice! chi ti ha dato questo potere sopra di me? Tu vieni a pren-