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libro primo 11

V

Ad alcuni critici

(1781)

Mevii, tacete: mi balena in viso
del dio di Pindo il provocato sdegno.
Tremate, imbelli: chi deride è degno
d’esser deriso.

     5Veggo l’insidie preparate; sento
dei detti amari il velenoso fiotto,
simile al flutto che nei scogli rotto
dissipa il vento.

     Potrei punirvi, ma sí vil non sono:
10spezzo l’ultrice licambéa saetta.
Degni non siete della mia vendetta...
Io vi perdono.

     Il vostro biasmo la virtú non morde;
muore nascendo, e fredd’oblio l’assale:
15a me lusinga eternitá con l’ale
l’itale corde.

     Vivo nei boschi, ove abitar son use
d’Ascra le dive: voi disseta l’onda
putre di Marsia; l’aborrita sponda
20fuggon le muse.

     Cangiato in cigno riderò dei stolti
figli del fango: senza nome intorno
errar dovrete del fatal soggiorno
corvi insepolti.

     25Ma... il suol vacilla! fremon l’aure inquiete!
il ciel si oscura! fra l’orror traluce
dei nembi un solco di maligna luce!...
Mevii, tacete.