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DI FRANCESCO REDI. 97

stesso Aristotile errò eziandio, allor che volle insegnarci che i ragni partoriscono i vermi vivi e non le uova: imperocchè per qualsisia diligenza non mi son mai potuto abbattere a vederne figliar ne pur uno, ma sempre ho veduto che i ragni fanno l’uova e da quelle uova, come ho detto di sopra, nascono i lor piccoli figliuoli. E se certuni scrivono che da’ semi aerei e volanti per l’aria e dall’immondizie putrefatte si generino i ragni, io non posso indurmi a crederlo se altra ragione non m’è addotta che quella la quale volgarmente suole addursi: che nelle case fabbricate di nuovo si veggono i ragni e le lor tele, anco in quegli stessi giorni che sono intonacate e che è stato dato loro di bianco; imperocchè non potendosi fabbricar le case ed i palazzi in un batter d’occhio, come già ne’ tempi antichi le fabbricavano Alcina ed Atlante, non è da farsi le maraviglie se tra’ calcinacci, tra la polvere e tra l’immondizie, i ragni abbiano fatto i lor nidi e i lor covili, da’ quali uscendo possano in un momento rampicarsi sopra qualsivoglia più alto muro ed in un momento ancora ordirvi e tesservi le lor tele.

Un’altra favolosa generazione di ragni fu mentovata dagli autori, e dataci ad intendere per vera; e tra essi Pietro Andrea Mattiuoli, secondato