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a un braccio umano; tanto più se ci facciamo a confrontarlo con quello di Achille, e del quale Omero ci fa la descrizione.1 Lo scudo d’Achille è immane davvero, ma quello di Ercole ancor più. Nella descrizione di questo più d’uno certo ebbe mano. Che Esiodo vi avesse parte, non ho mai creduto, o almeno se ve l’ebbe, fu soprafatta dalle aggiunzioni altrui.

Leggendo la descrizione dei due Scudi si vede, come l’autore o gli autori di quella dello Scudo d’Ercole si facciano pedissequi, spesso servili troppo, d’Omero, coincidendo non solo nel preciso disegno delle rappresentazioni, ma pur anco nelle frasi e fin nei versi. Qui dunque si mostra un imitatore, non un poeta originale; sarà un esiodide, ma non Esiodo.

Così chi leggerà in seguito la descrizione del duello tra Ercole e Cigno si avverrà in un addensamento inopportuno di similitudini. Parec-

  1. Il., XVIII, t. 478 e segg.