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     Ch’è un gran tripode d’oro entro la lizza,
     Dell’industre Vulcano opera insigne.
Intorno intorno del dedaleo scudo
     Lambe l’orlo Oceàn6 che gonfio appare,
     Ove risonan7 alto agili cigni
     A fior d’acqua nuotando, e lor d’accanto
     Guizzano pesci a torme. — Opra miranda
     Agli occhi stessi del tonante nume,
     Per cui voler sì bello e forte scudo,
     E adatto al braccio fabbricò Vulcano.
Se lo imbraccia di Giove il nobil figlio
     Fieramente, e d’un balzo alacre ascende,
     Pari al baleno dell’Egioco padre,
     Il pieghevole cocchio, e il prode auriga
     Monta pur esso, e lo governa e regge
A lor ne venne l’occhi-glauca Diva,
     E brevemente l’incorò dicendo
     «Salvete, o prole di Linceo divino.
     Il monarca dei numi, il sommo Giove
     Spegnere Cigno vi consente, e l’armi
     Rinomate vestirne. E un altro detto,

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