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istoria libro ii. 87


su pe’ monti d’Italia, precedendo la fama istessa di celerità, la paura, che uscia dalla vista di quel grand’esercito, sbigottì tutte le città italiane, per essere i popoli d’Italia da gran tempo dalla guerra rimossi, ed attendere all’agricoltura e alla pace.

Gl’italiani in Roma libera, e quando erano scelti i generali dal senato, furono sempre sulle armi, e soggiogati i greci ed i barbari si acquistarono l’imperio della terra e del mare, e volsero le aquile romane in ogni parte del mondo; ma poiché Augusto si prese il tutto, scemò fatica agl’italiani, tolse loro le armi, e patteggiando co’ soldati a mercede per difendere lo stato romano, i suoi confini trincierò di fiumi vasti, di fossi e monti asprissimi, di luoghi deserti ed inabitati. Per la qual cosa non è, da stupire se inteso l’arrivo di Severo alla testa di un numeroso esercito, essi da tal nuova atterriti, e non osanti di fronteggiarlo o resistergli, andassero ad incontrarlo coronati d’alloro, e lo accogliessero a porte spalancate.

Egli poi si tratteneva tanto quanto bastava pe’ sagrifizj, e per le allocuzioni ai popoli, e ripigliava subito il cammino verso Roma. Di che itone l’avviso a Giuliano, gli cadde ogni speranza e si tenne per ispacciato. Imperocché udiva quanto numeroso e potente venisse l’esercito