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istoria libro ii. 59


o per disprezzo di sua povertà. Conciossiachè aggiugner si debba alle lodi di lui, che avendo più di ogni altro maneggiato i denari del pubblico, più ch’ogni altro nondimeno si mantenea poverissimo.

Era dunque la mezza notte, e tutti profondamente dormivano, quando Leto ed Eletto con altri pochi del loro partito vengono a casa Pertinace; e, trovando l’uscio serrato, svegliano il portiere. Il quale, poiché aprì, e gli si fu offerto il prefetto, gli dette tanto terrore quella vista, che corse tutto tremante ad avvertirne Pertinace. Questo gli comanda di non indugiare a intromettergli, dicendo, essergli duopo di soccombere una volta a quei mali che si era da lungo tempo presagiti. E tanta fu la magnanimità dell’animo suo, che non si dirizzò di letto, nè mutò punto di aspetto; una, entrati dentro Leto ed Eletto, che credea venuti a torgli la vita, come avesse in gran dispetto la morte , con ardita faccia e senza cambiarsi di colore, disse loro: È da gran tempo che non venne notte, nella quale non mi attendessi tal fine, solo io rimanendo di tutti i paterni amici di Comodo. E mi meravigliava non poco che egli tanto indugiasse. Che attendete dunque? Perchè non eseguite tosto i suoi comandamenti, e me finalmente una volta da tal sospetto e