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Il quale operare muovea Antonino a grandissima indignazione, e già si sentìa pentito di averlo associato all’ imperio. E perciò fe’ cacciar via di palazzo tutti que’ letterati, e molti di loro di grandissima fama o uccise o esigliò, allegandone il ridicolo pretesto che gli aveano corrotto il figliuolo, ritraendolo dalle danze e da’ divertimenti, e gli aveano empiuto la fantasia di bizzocherie e di soldatesca goffagine. E impazzì a segno, che promosse alle prime dignità dell’imperio gente da teatro ed altri simili istrioni. Nominò generalissimo un certo ballerino che da giovinetto era stato prezzolato per saltare pubblicamente in teatro. Creò principi della gioventù, del senato, e de’ cavalieri tre commedianti. Prepose alle principali amministrazioni dello stato cocchieri, giullari, e buffoni. A’ suoi servitori e liberti, e a’ più infami, dava i governi delle provincie. In tal guisa tutti gli oggetti più gravi e tenuti prima in contegno decoroso, si bruttarono e caddero nel fango del più vile e pazzo disordine; di maniera che ognuno, ed in ispezie la truppa, ne scoppiava di rabbia, rampognandolo ancora della viltà del suo viso da bordello rilevato da foggie puttanesche di collane e vesti mollissime, e dalla bruttura di quelle danze pubbliche e invereconde. Tutti dunque volgeano l’amor loro ad