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istoria libro iii. 111


par ch’egli abbia Dio stesso in disdegno: Dio, pel quale tante volte ha giurato: e nulla pare che pregi quei disagi, che voi con tanta gloria e virtù avete per noi sopportati. E che? Forse non abbiamo a lui largito il frutto delle nostre vittorie? Non gli notavamo noi che avremmo premiata la fèdeltà di lui colla più bella parte e colla migliore? Or però si vuol riguardare, che se ha infamia d’ingiusto colui che è principio e cagione de’ mali, nome vergognoso di dappochi invilisce coloro, i quali non pongon mano a vendicare le ingiurie. Quando noi guerreggiammo Negro, non si colorava quella guerra di tanta giustizia? Perchè non andammo noi a disperdere un usurpatore del nostro imperio, ma egli ed io si movemmo per occupare la sella di lui ch’era vuota. Ma Albino, che pe’ suoi giuramenti ci dovea lasciar sedere in quella, ed essere a noi devoto, per avergli dato più che a figliuolo, Albino ha in cuore più d’inimicarcisi, che farii schermo delta nostra benevolenza. Di maniera che, come prima gli facemmo onore, e grandi benefizj gli compartimmo, così presentemente l’anima di lui imbelle e malnata correggeremo colle armi. Imperocché non potrà un esercito di pochi isolani tener petto alle nostre forze. E come mandare in dubbio, che