Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/36

26 capitolo i

trascendentalmente, diviene il punto di partenza di un metodo di correzione progressiva nello estendersi della Scienza. Se tale veduta non può appagare coloro che, in un campo qualsiasi, amano raffigurarsi un procedimento come compiuto, essa risponde invece alle esigenze del progresso, ed ha quindi un significato ben più positivo e soddisfacente per gli scopi pratici.

Non vi è dubbio che la Scienza miri ad una conoscenza sempre più obiettiva. In ogni momento della sua elaborazione, essa lascia quindi fuori dalle sue esposizioni dommatiche gli elementi che, nella conoscenza acquisita, appaiono subiettivi. Ma l’eliminazione del subiettivo dovrà essere spinta ancora innanzi in uno studio più avanzato, nel quale la correzione dell’errore che vi attiene, sia proceduta più oltre. E d’altra parte quegli elementi subiettivi, scartati come residui dell’eliminazione precedente, daranno ancora qualcosa di obiettivo, vagliati con una nuova critica.

Così il processo costruttivo della Scienza può paragonarsi al moto di un’altalena, che colui che vi è sopra tenti di spingere avanti il più alto possibile; ad ogni spinta in avanti corrisponde una oscillazione per cui diviene più pronunziato anche il movimento all’indietro, e ciò rende sempre più efficace la spinta.

La Scienza riguardata nel suo aspetto genetico non sale soltanto ad una obiettività sempre maggiore, ma per contrasto spinge a vette più eccelse la subiettività delle rappresentazioni, che sono il suo modo di conquista.


§ 22. Critica del positivismo.

Lo schema costruttivo accennato viene ad integrare la veduta della Scienza come formata, che appartiene alla Filosofia positiva.

Il movimento di pensiero, designato da questo nome, deve la sua origine ad una reazione contro le arbitrarie concezioni dell’idealismo metafisico, tanto più pericolose in quanto pretendevano di assurgere ad una somma (anzi assoluta) obiettività, laddove rispecchiavano soltanto l’esagerazione del subiettivo.

Mentre Emanuele Kant denunziava colla sua critica la fallacia di codesta pretesa obiettività metafisica (pur aprendo l’adito ad una certa, non giustificata, estensione del subiettivo sull’obiettivo), Augusto Comte attendeva ad una critica negativa di essa, contrapponendo ai sistemi filosofici multiformi e discordi la Scienza formata, e ponendo in luce il carattere delle conoscenze di «fatto», cui essa si riferisce.

Icilio Vanni rileva acutamente che questo carattere della conoscenza reale, viene ritrovato dal Comte nell’accordo degli uomini, cioè nel valore sociale della Scienza, contrapposto al valore individuale della Metafisica. Noi mettevamo in luce poc’anzi, accanto a questo importante elemento di distinzione dell’obiettivo, altri elementi che restano nella sfera individuale.