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la meccanica 229



§ 18. Movimento.

Il concetto geometrico del movimento è affatto relativo.

Essendo dato un insieme di corpi, si dice che essi si muovono, gli uni rispetto agli altri, quando le loro mutue distanze variano col tempo. Una tale definizione, perfettamente simmetrica rispetto ai varii corpi, non ci permette in alcun modo di distinguere quale fra i corpi considerati veramente si muova, e quale resti fermo; anzi le parole sottolineate, se non ci si riferisca a qualcos’altro, restano prive di significato.

La scelta di un corpo, di forma invariabile, che voglia riguardarsi come fisso, è dunque la scelta di un sistema di riferimento del moto, che, sotto l’aspetto geometrico o cinematico, è affatto convenzionale ed arbitrario. La sensazione del movimento di un oggetto qualunque corrisponde dapprima a una scelta personale di questo sistema di riferimento; i cambiamenti di posizione degli oggetti vengono riferiti a noi stessi. Nè si andrebbe oltre a questa concezione fisiologica del moto, se l’aspetto dei fenomeni non variasse in corrispondenza a quella sensazione che chiamiamo il movimento di noi stessi.

Per associazione e astrazione delle diverse rappresentazioni fisiologiche del moto, si è indotti alla rappresentazione fisica in cui si assume la terra come sistema di riferimento; e questa scelta, in quanto si studino i fenomeni sulla terra, s’impone a tutti gli spiriti.

Quanto tempo ci volle perchè l’uomo venisse a riconoscerne la relatività nel campo dell’Astronomia!

E che rude lotta contro una credenza radicata nei cervelli, che in mancanza di ragioni si pretese di sostenere colla violenza!

Ma infine lo studio più profondo dei movimenti interni del sistema solare ha imposto a tutti la scelta di un riferimento più comodo, il sole, che in luogo della terra sia preso come fisso.

Eppure il sole stesso si muove, oltrechè di una rotazione intorno a sè stesso, anche di una traslazione rispetto all’insieme delle stelle lontane.

Quale fra queste si dovrà ritenere come fissa, dal momento che esse mutano di posizione le une rispetto alle altre, come si desume dal confronto delle osservazioni astronomiche più antiche, e dai recenti studii spettroscopici in base al principio di Döppler?

In mancanza di un sistema di corpi, che ragionevolmente potesse prendersi come fisso a preferenza di altri, si è voluto dare al moto assoluto un significato prescindente dai corpi; concepito lo spazio come un oggetto invariabile di riferimento, si è ritenuto il moto una variazione di posizione dei corpi rispetto allo spazio. Tale è la concezione trascendentale accolta da Newton.

Tuttavia è per noi inutile di confutarla, dappoichè abbiam visto nel cap. IV non esservi alcun oggetto rispondente alla parola «spazio».

D’altronde, dati i progressi del pensiero critico, nessun filosofo moderno