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124 capitolo iii


A prescindere dall’aspetto psicologico della rappresentazione, che più tardi avremo luogo di prendere in esame, qualche esempio vale ad indicarci che il rapporto causale implica, nel comune intendimento, qualcosa di più di una successione costante. Infatti la successione delle notti ai giorni non viene concepita come un nesso di causa, ritenendosi, in base alle conoscenze astronomiche, la possibilità di un giorno (realizzato sopra un altro pianeta) che permanga eterno, senza essere seguito dalla notte.

L’esempio sopra addotto si trova interpretato talvolta in questo senso: si ritiene che il rapporto causale debba consistere in una successione invariabile non invertibile1; in mancanza di questo requisito avremmo casi di causazione impropria. Ma il criterio molto semplice non ci sembra adeguato alla distinzione che si ha in vista, poichè, ad es., fra l’uovo e la gallina, nonostante il reciproco avvicendarsi, si può porre (nell’uno e nell’altro senso) un rapporto di dipendenza causale.

Sembra piuttosto il caso di dire che la successione delle notti ai giorni, costante sulla terra, non è pensata come invariabile, rispetto alla varietà delle condizioni richieste da un tale ordine di fenomeni.

In conclusione il postulato della causa può essere presso a poco determinato come segue:

Per ogni classe di fenomeni che, delimitati in modo opportuno, possano ritenersi astrattamente uguali, si ammette di poter riconoscere in generale diversi gruppi di antecedenti riproducibili (cause), a cui i fenomeni suddetti susseguano invariabilmente quando

1) si osservi la riproduzione delle cause;
2) o si realizzino queste volontariamente;

e ciò con un grado di approssimazione, che dipende dai limiti a cui si estendono le osservazioni o in cui si assume come arbitraria la produzione delle cause; approssimazione che può rendersi sempre più grande relativamente ai limiti suddetti, quanto più si complichino le cause, tenendo conto di antecedenti notevoli dei fenomeni dati.


§ 24. Ricapitolazione.

Colle considerazioni precedenti abbiamo chiarito il significato relativo e non rigoroso degli invarianti reali. La rappresentazione logica della realtà è dunque da intendere nel medesimo senso; alla approssimata invariabilità fisica delle coesistenze e successioni reali si fa corrispondere l’invarianza logica (rigorosa) degli oggetti del pensiero, e della loro riunione o del loro ordinamento come elementi dei concetti.

  1. Così appunto il Fiorentino spiega l’attributo di «incondizionato» che Stuart Mill dà all’antecedente causale.