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Al Senato pure era stato presentato l’elenco delle sofferenze allegate alla inchiesta, e l’on. Pierantoni colse quell’opportunità per sollevare la quistione bancaria. Il Senato nominò una commissione di cinque dei suoi membri per dissigillare il plico e decidere quello che eravi da fare, a fine di tutelare la dignità e la responsabilità dei colleghi, che avevano sofferenze.

In piena crise ministeriale, e per l’appunto il 30 novembre, il Credito Mobiliare chiese la moratoria per sei mesi, che il tribunale gli accordò. Fu un colpo per Roma. Intanto l’aggio era salito al 16%, la rendita, che in giugno era a 94, era scesa fino a 74 per risalire a 80, il disagio e il panico generali. Sotto questi auspicii, pendente il processo per la Banca Romana, con i torbidi crescenti della Sicilia, il Crispi era andato al Governo e la fiducia era rinata negli animi.

Sul finire dell’anno morì Sbarbaro, che aveva avuto un momento di grande celebrità, e morì poverissimo e compianto perché aveva sempre sbraitato contro la corruzione.

Due ambasciatori lasciavano Roma prima che il 1893 sparisse: il signor Macedo, al quale il Governo portoghese dette per successore il conte Carvalho y Vasconcellos, e il conte di Solms, il bel soldato prussiano, che fu sostituito dal signor de Bülow, quasi italiano per il suo matrimonio con la principessa di Camporeale, figlia di donna Laura Minghetti.