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aver perso uno spettacolo senza uguale, e che rimarrà sempre impresso nelle menti degli spettatori, e al cui ricordo il loro cuore palpiterà di giusto orgoglio di patria.

Dopo le 11 cominciò lo sfilamento davanti alla tribuna reale, a destra della quale avevano preso posto i Sovrani e i Principi.

I soldati passano davanti all’Imperatore che dà segni della più grande soddisfazione e di un interesse sempre crescente: passano i compassati allievi carabinieri, passa la fanteria, passano i granatieri ma ecco gli snelli e forti alpini di corsa, ecco con le penne al vento i bersaglieri; è un momento solenne: l’Imperatore è entusiasta, il Re, commosso, riceve i complimenti del suo alleato, la folla applaudisce quei bravi figliuoli d’Italia.

Al termine dello sfilamento l’Imperatore si rallegrò col general Pallavicini e gli strinse affettuosamente la mano.

La rivista era finita e mentre la folla si precipitava, rompendo le staccionate, sul campo, i Sovrani partivano tra incessanti applausi, e al tocco entrarono a Roma per la porta di San Giovanni.

Il giorno stesso era letto ai soldati il seguente ordine del giorno:

«Soldati, Sotto-Ufficiali e Ufficiali,

«S. M. l’Imperatore e Re di Prussia e S. M. Umberto I Re nostro mi hanno espressa la loro soddisfazione per il contegno delle truppe nella rivista d’oggi in Roma

«Questo porto all’ordine del giorno del Regio esercito a titolo d’onore delle truppe che parteciparono alla rivista.

«Il ministro della guerra
«E. Bertolè-Viale».


Alle 10 e mezzo pom. il campanone del Campidoglio annunziava coi suoi rintocchi che i Sovrani stavano per salire sul sacro colle.

Nel cortile del palazzo dei Musei attendevano gli illustri Ospiti il ff. sindaco con la marchesa Olga Guiccioli e le autorità capitoline.

I Sovrani giunsero accompagnati dai Principi e dalle Principesse, visitarono i musei artisticamente illuminati, conversarono con i ministri, gli ambasciatori e i consiglieri, e dopo aver ascoltato un po’ di musica e aver fatta una breve sosta al buffet, lasciarono il Campidoglio.

Il giorno dopo, domenica, alle 11 ant. Guglielmo II insieme col fratello, con Herbert di Bismarck e il seguito scese dalla carrozza di Corte davanti al portone del palazzo Caffarelli, ove lo attendevano l’ambasciatore, conte di Solms, e i componenti l’ambasciata; e, dopo aver salutati i presenti, entrò nella cappella per assistere al servizio.

La piccola sala, che serve di cappella, era piena di gente che si alzò all’apparire dell’Imperatore, che, col suo seguito, prese subito posto.

Il Rev. Ronneke principiò il culto al quale l’Imperatore assistette con raccoglimento, cantò a bassa voce i cantici, che il pastore indicava, e ricevette la benedizione a capo chino, con l’elmo posato in terra.

Terminato il servizio S. M. I. usci insieme col fratello e il seguito e salì all’ambasciata, ove poco dopo mezzogiorno fu servita una sontuosa colazione, alla quale oltre l’ambasciata e le notabilità della colonia tedesca, assistevano i ministri Crispi e Boselli e il marchese Guiccioli.

Uscendo dal palazzo Caffarelli Guglielmo II, Enrico di Prussia, e il conte di Solms, con gli ufficiali del seguito, andarono al Pantheon per deporre una corona d’alloro sulla tomba del Gran Re. Nessuno era stato avvertito di questa visita e S. M. I. fu ricevuto dai soli veterani di servizio.