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La mattina del 15, poche ore dopo il ritorno della Regina e del Principe da Bologna, l’Imperatore di Germania e Re di Prussia, quel buono amico dell’Italia, cessava di vivere nel castello di Potsdam, circondato dalla famiglia e dall’affetto d’un popolo che lo idolatrava.

Le parole che Francesco Crispi pronunziava il giorno stesso alla Camera dei Deputati furono la sincera interpretazione del lutto d’Italia.

«Onorevoli Colleghi,

«Un altro lutto per la Germania.

«Quantunque attesa, la notizia non ne giungerà meno dolorosa all’Italia.

«Federico III, l’amico fedele e devoto del nostro re, il soldato valoroso, il principe saggio, è morto stamani alle II e un quarto.

«Che volete che io vi dica, onorevoli deputati, che non sia nell’animo vostro?

«La storia di questo principe la conoscete: è contemporanea. Egli combatte in quelle lotte, le quali valsero a completare l’unità della patria sua, e della patria nostra.

«Egli era pegno di pace per l’Europa. Non per questo che io tema che questa pace possa essere turbata; imperocchè il figlio augusto, il quale sale sul trono, ha i medesimi principii, i medesimi pensieri, i medesimi interessi del padre, che noi piangiamo.

«Lascio alla presidenza di proporre quei segni di lutto, che altra volta ha decretato per il defunto Guglielmo.

«Io non ho voluto se non che ricordarvi quali siano i nostri doveri, quali siano i nostri sentimenti, e sono sicuro che, nelle poche mie parole, io non solo mi sono reso interprete di voi, onorevoli deputati, ma di tutta la nazione italiana, che sentirà la dolorosa notizia con cordoglio e amarezza».


Il presidente sospese la seduta e la Camera italiana mandò al nuovo Imperatore e al Governo germanico le espressioni delle più sincere condoglianze.

Il 19 giugno il presidente Biancheri leggeva alla Camera il seguente telegramma del cancelliere dell’Impero al presidente del Consiglio:

«J’ai reçu le télégramme par lequel Votre Excellence a bien voulu m’informer de l’attitude prise par les deux Chambres en présence du deuil dans lequel la mort de l’Empereur Frédéric vient de plonger l’Allemagne.

«Je prie Votre Excellence de recevoir l’assurance réitérée de la reconnaissance que les sympathies du peuple italien ont fait éclore dans tous le cours allemands et d’en vouloir bien porter l’expression à connaissance des deux Chambres.

«Je n’ai pas manqué de soumettre a Sa Majesté l’Empereur, Mon Auguste Maitre, le communiqué rélatif aux délibérations en question des Chambres, de même que les veux que la Natiop amie et alliée dont Votre Excellence régit la politique, par l’organe de son Parlement et de son Gouvernement a formulés pour la prospérité et la gloire du règne de l’Empereur Guillaume II.»

I funerali dell’infelice imperatore furono fatti in forma privata ed è perciò che la Corte e il popolo d’Italia non vi furono specialmente rappresentati.

Il Re mandò sulla tomba del defunto imperatore una splendida corona d’oro formata da due rami di quercia, e sul nastro che la legava era scritto:

   «Umberto I, Re d’Italia, al suo migliore amico Federico III, Imperatore e Re».

Semplici ma commoventi parole, che ci lasciano indovinare il dolore col quale il Re nel silenzio della villa di Monza aveva dovuto accogliere l’infausta notizia.