Pagina:Emma Ivon - quattro milioni, Sommaruga, Roma, 1883.djvu/124

118 ivon


allorquando mi dissero che l’avevano arrestata, ho pensato fra me: tanto va la gatta al lardo che vi lascia lo zampino.

— Che dianbre avrebbe fatto? - domandò lo spagnuolo, e qualcun altro, ad una voce.

— Avete voi letto i Trois Mousquetaires di Dumas?

Caspita!

— Chi non li ha letti?

— Vi ricordate di quella miss o mistress che fosse, alla quale D’Artagnan inflisse il castigo meritato?

— Si, mistress Wulten.

— Bene; fate conto che la signorina Ida Evanieff, l’amante del duca Raimondo, sia una Wulten.

— Ma i fatti - domandò il conte - ci sono dei fatti o non sono che voci vaghe?

— Altro che fatti! Io so certi trucchi usati da lei, che sembra una sanctificetur, degni di oscurare la fama di una fattucchiera.

Osvaldo raccontò una certa storiella che si affibbiava alla Ida, nella quale essa faceva la più triste figura del mondo.

Nessuno lo smentì.