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Introduzione xvii


non comune: Aron Pumnul, una specie del nostro Puoti e cioè gran purista al cospetto di Dio, e, per di più, professore titolare di rumeno al ginnasio di Cernăuți, gran protettore di Eminescu che aveva nominato suo bibliotecario1 e idolatrato dagli studenti rumeni come colui ch’era solo a parlar loro la voce della patria in quella scuola straniera. Eminescu compone allora e stampa (in una pubblicazione occasionale intitolata: Lagrimucce degli studenti ginnasiali di Cernăuți sulla tomba dell’amatissimo loro professore Arune Pumnul) la sua prima poesia. Aveva sedici anni. Era un bel giovanetto dai lunghi capelli neri, dai grandi occhi a mandorla pieni di una melanconica vivacità, occhi espressivi, parlanti e tuttavia misteriori, «occhi quanto mai pericolosi per gli animi inesperti delle fanciulle, occhi pieni di passione e di voluttà come quelli che sognano le donne esperte del mistero della vita e dell’amore. In fronte a quel giovinetto di media statura, ma dalle membra armoniose davan l’impressione di appartenere a un uomo predestinato, a un uomo fatale. Eran degli occhi simili a quelli che l’olimpico Alexandrì definiva: occhi grandi, senza fortuna»2.

Così apparve Eminescu nella primavera del 1865 a Ieronim G. Baritiu allora studente al Ginnasio di Sibiiu, e più tardi gran purista anche lui al cospetto di Dio.



  1. Nel 1875 Eminescu visitò in compagnia di un amico la tomba di Aron Pumnul e poi la casa del suo indimenticabile maestro. Davanti a quella casa che gli ricordava tante cose della sua giovinezza, il poeta rimase qualche tempo pensoso, poi disse: — «Vedi? in questa casetta ho abitato anch’io. Qui era la biblioteca degli studenti rumeni, di cui sono stato anch’io bibliotecario. — Dopo aver proferito queste parole, non parlò più, e, sempre pensoso, s’avviò verso la sua abitazione, dove si mise a far le valige per partire la sera stessa per Bucarest». Cfr. Adĕvărul del 23 giugno 1909 e Zaharia, op. cit., p. 25.
  2. I. Barițiu, Amintiri despre Eminescu in Sămănătorul, 1903.