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96 Eminescu


Tutto quanto nei paesi vicini c’è di stupido e di sudicio,
tutto quanto porta in fronte il marchio del putridume,

tutto quanto c’è di perfido e d’avido, tutto il Fanàr, tutti gl’iloti,
250tutto da noi si riversò, e forma oggi.... i patrioti,

sicché, a conti fatti, blesi e chiacchieroni, imbecilli e gozzuti
e balbuzienti dalla bocca storta sono i padroni nel nostro paese!


Voi siete i figli di Roma? Voi malvagi ed eunuchi?
A voi l’umanità si vergogna di dare il nome di uomini!

255E quşsta peste del mondo e questi esseri indegni
non si vergognano colle lor bocche turpi

di contaminar — ricordandola — la gloria del nostro popolo
ed osano pronunziar persino il tuo nome.... o Patria!

A Parigi, in lupanari di cinismo e di pigrizia
260colle donne perdute e nelle orgie oscene

avete scialacquato la vostra fortuna, e la giovinezza al Faraone;
che poteva l’Occidente trar da voi, se nulla c’era da trarre?

Siete tornati in patria con al posto del cervello
un vasetto di pomata, l’occhialetto e la canna da passeggio,

265avvizziti innanzi tempo, ma con mente di bambini,
per tutta scienza avendo imparato un ballo da Bal-Mabil

e in tasca (unico avere!) una pantofola di cortigiana....
Oh ti ammiro, gran progenie d’origine Romana!

Ed ora guardate con terrore al nostro volto scettico,
270e vi meravigliate che le menzogne non abbiano più credito?

Quando vediamo che quanti s’empion la bocca di sante parole
van poi a caccia sol di danaro e di guadagno senza fatica,

oggi che la frase brillante ingannar più non ci può,
oggi la colpa è degli altri, non è vero, cari signori?