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della pazzia 71

volta in voi stessi, o insensati partigiani della sapienza; ponderate, esaminate attentamente quante afflizioni di spirito vi tormentano giorno e notte, riunite in un sol punto sotto gli occhi vostri tutti i diversi mali della vita, e giudicate finalmente da voi stessi, quanto sia grande la felicità che procaccio a’ miei insensati. Non godono essi soltanto di un continuo piacere ridendo, giocando, cantando; ma sembra inoltre che la gioia, il piacere, lo scherzo, il riso seguano dovunque i loro passi: pare che gli Dei abbiano avuta la bontà di frammischiargli agli uomini per raddolcire la tristezza della vita umana. Vorrei che notaste ancora un privilegio, il quale assaissimo i miei sudditi onora. L’affetto degli uomini è vario rispetto a questi od a quelli; ma per i miei pazzi tutti gli uomini hanno piacere d’averli come se conoscessero che sono di loro appartenenza; si desiderano con trasporto, si abbracciano, si accarezzano, si nudriscono, si soccorrono ne’ loro bisogni, si permette loro finalmente di dire e di fare tutto quel malanno che vogliono. Non solo non trovasi alcuno che ardisca di nuocer loro; ma pare che persino le fiere, come per un naturale sentimento della loro innocenza, raffrenino innanzi ad essi la nativa loro ferocia. Son essi sacri agli Dei, specialmente a me, onde è ben giusto che tutti usino loro questo riguardo.

Che diremo poi di tant’altre prerogative che godono i miei seguaci. I più grandi monarchi ripongono talmente in essi le loro delizie, che molti senza costoro non possono nè pranzare, nè passeggiare, nè soffrono di starsene lontani neppure un’ora. Qual differenza non mettono poi questi tra i loro buffoni e quei sapienti malinconici, di cui talvolta ne mantengono qualcuno per farsi onore? E non è niente affatto nè mi-