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della pazzia 53


Se la prudenza consiste nel giusto uso delle cose, vorrei sapere se merita maggiormente d’essere onorato col titolo di Prudente, o il savio, che per metà modesto e per metà timoroso nulla intraprende; oppare il pazzo, il quale nè dal pudore (perchè non lo conosce), nè dal pericolo (perchè non lo vede) può essere rimosso da qualunque impresa? Il savio s’immerge nello studio degli antichi autori; ma che vantaggio ritrae della continua sua lettura? Pochi concetti spiritosi, alcuni raffinati pensieri, qualche semplice puerilità; ecco tutto il frutto dello sue fatiche. Lo stolto all’incontro, tentando ogni cosa, affrontando tutti i periglj, acquista, se non m’inganno, la vera prudenza. Omero, quantunque cieco, vedeva assai bene queste verità: Lo stolto, egli dice, impara a sue spese, ed apre gli occhi dopo il fatto. Due cose principalmente impediscono all’uomo di ben conoscere quanto gli si presenta da fare; una è la vergogna, che accieca la mente, che agghiaccia il coraggio; l’altra è il timore, che mostrando il pericolo fa preferire l’inazione all’opera. Ora è proprio della Pazzia il togliere di mezzo tutte queste difficoltà. Pochi sono quelli, che conoscano quanto sia necessario per far fortuna il non vergognarsi di nulla e l’arrischiare ogni cosa. Voglio farvi ancora osservare, che colui, il quale preferisce quella prudenza ch’è fondata sul giudizio delle cose, egli è ben lontano dal possedere la vera prudenza.

Tutte le cose umane hanno due aspetti a guisa dei Sileni d’Alcibiade i quali avevano due volti del tutto opposti; perciò tante volte quello, che a prima vista sembra morte, osservato attentamente è vita; all’incontro quel che par vita, osservato attentamente è morte; quel che sembra bello è deforme, quel che par ricco è po-