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è il principio d’ogni commercio, cioè di smaltire ciò che sovrabbonda per procurarsi ciò che manca. Ma i partigiani dei regolamenti soggiungono essere necessario di rendere ben precisa l’idea di superfluità; trattandosi dei prodotti di prima necessità, chiameremo noi superflua quella quantità di frumento che eccede l’annuo consumo di una nazione? Non del tutto certamente, perchè i casi fortuiti richieggono un avanzo che serva di risorsa nel caso di una improvvisa carestia, inevitabile da chi vive sotto un cielo e sotto la moltiplice combinazione delle prepotenti cause fisiche. Chiameremo noi superflua quella quantità di frumento, la quale è utile che sovrabbondi nella nazione, acciocchè nasca concorrenza di venditori e si ottenga il buon effetto di tenere ad un medio livello il prezzo dell’alimento, il quale essendo rappresentatore d’ogni lavoro, se sia di difficile ritrovo incarisce la man d’opera e ributta gli uomini da una fatica che lentamente premia e sostiene i travagliatori? Anzi è necessaria questa sovrabbondanza, acciocchè si vada all’incontro di un grandissimo male, quale è quello dell’opinione della carestia, male più terribile e più frequente della carestia medesima. Ma su di ciò rispondono i partigiani della libertà, che appunto per esser troppo difficile di fissare il limite dell’annua consumazione, è ben più difficile il conoscere dove cominci la superfluità per le ragioni sopra allegate; essere dunque necessario di lasciare un libero corso, sia alle uscite come alle entrate: alle prime, perchè il prezzo non si avvilisca nell’abbondanza e non si perda una così preziosa coltivazione; alle seconde, perchè l’abbondanza dell’altre nazioni supplisca alla scarsezza di quella. Dicono essere diversi totalmente i confini politici degli Stati i quali dipendono dalle successioni dei sovrani e dai trattati di pace, dai confini delle nazioni commercianti i quali dipendono dall’estensione delle pianure, dalla qualità delle terre e dalle catene dei monti, dai corsi dei fiumi, dalle situazioni marittime, mediterranee ec.; che la mano d’opera si equilibra ben più presto nel caso della perfetta e reciproca libertà, che nel caso dei regolamenti, perchè la mano d’opera utile ad uno Stato è quella che è regolata dal prezzo co-