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bats) intese, con tutta serietà, il libro come un «segno dei tempi», come la vera «filosofia della gioventù tedesca», per arrivare alla quale alla Kreuzzeitung non mancava che il coraggio?


2.


Questo valga per i tedeschi: poichè altrove ho da per tutto lettori che sono vere intelligenze scelte, caratteri provati, educati a grandi destini e a grandi doveri; ho anche dei veri genii, fra i miei lettori. A Vienna, a Pietroburgo, a Stoccolma, a Kopenhagen, a Parigi, a Nuova York, da per tutto sono scoperto: non lo sono soltanto nel paese più basso d’Europa, in Germania..... E devo pur confessare che preferisco i miei «non lettori», coloro che non hanno sentito mai nè il mio nome nè la parola «filosofia»; pure, dovunque vado, qui a Torino, per esempio, tutti i volti si rischiarano e si raddolciscono, al vedermi. Ciò che finora mi ha lusingato di più è stato il vedere che delle vecchie rivendugliole non si dànno pace finchè non hanno messo insieme per me i loro più dolci grappoli d’uva. Fino a questo punto bisogna essere filosofi..... Non per nulla i Polacchi sono chiamati gli slavi francesi. Una graziosa russa non sarà un solo momento in dubbio sulla mia natura. Non mi riesce di diventare solenne: al più, arrivo ad essere imbarazzato.....

Pensare tedescamente, sentire tedescamente! Sono capace di tutto, ma questo è superiore alle mie forze..... Il mio antico maestro Ritschl diceva ch’io concepivo anche le mie dissertazioni di filologia come un romanziere parigino: in un modo interessante fino all’assurdo. A Parigi stessa ci si meraviglia di «toutes mes audaces et finesses» — l’espressione è del Taine; — io temo che fin nelle più alte forme del ditirambo si troverà in me traccia di quel sale che non diventa mai scipito — tedesco: dello spirito!..... Io non ci posso nulla. Dio m’aiuti! Amen.