Pagina:E supremi apostolatus (edizione Roma 1903).djvu/19

 
— 17 —
 



e preghiamo1. Essi forse appaiono peggiori di quel che veramente sono. La convivenza cogli altri, i pregiudizi, gli altrui consigli ed esempi e finalmente una vergogna malconsigliata li hanno trascinati nel partito degli empî: ma la loro volontà non è poi sì depravata, come essi stessi cercano di far credere. Chi ci toglierà di sperare che la fiamma della carità cristiana non abbia a dissipar le tenebre dai loro animi e ad apportarvi il lume e la pace di Dio? Tarderà forse talora il frutto delle nostre fatiche; ma la carità non si stanca mai nell’attendere, memore che Dio prepara i suoi premî non già all’esito delle fatiche ma alla buona volontà.

Vero è, o Venerabili Fratelli, che in quest’opera così ardua di restaurazione dell’uman genere in Cristo non è Nostra intenzione che nè voi nè il vostro clero non ammettiate aiuto di sorta. Sappiamo che Dio raccomandò a ciascuno la cura de’ suoi prossimi2. Non sono pertanto i sacerdoti solamente, ma i fedeli tutti senza eccezione, che debbono darsi pensiero degli interessi di Dio e delle anime: bene inteso, non già di proprio arbitrio e colle proprie viste, ma sempre sotto la direzione ed il comando dei Vescovi; giacchè il presiedere, l’insegnare, il governare a niuno è concesso nella Chiesa fuorchè a voi, che lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa di Dio3. —

  1. I Cor. iv, 12 s.
  2. Eccli. xvii, 12.
  3. Act. xx, 28.