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— Di’....

I clamori scoppiarono di nuovo.

— Oh! oh! continuò Cornelio, come sono in collera! Contro te? o contro me?

— Credo contro tutti e due... Io dunque ti diceva, che ci rimproverano gli orangisti tra le altre scempiate calunnie di aver negoziato con la Francia.

— Negale!

— Sì, ma ce lo rimproverano.

— Ma se quelle negoziazioni fossero riuscite, loro avrebbero risparmiato le sconfitte di Rees, d’Orsay, di Wesel e di Reimberga; loro avrebbero fatto evitare il passaggio del Reno, e l’Olanda potrebbe credersi ancora invincibile in mezzo alle sue maree e ai suoi canali.

— È vero, fratello mio, ma è una verità ancora più assoluta che, se in questo momento venisse trovata la nostra corrispondenza col signor di Louvois, per quanto buon piloto io mi sia, non potrei salvare il fragile schifo che è per portare i de Witt e la loro fortuna fuori dell’Olanda. Tale corrispondenza, che proverebbe a persone oneste come io ami il mio paese, e quali sacrifizii personalmente io mi offriva di fare per la sua libertà, per la sua gloria, tale corrispondenza ci perderebbe presso gli orangisti nostri vincitori. Perciò, caro Cornelio, mi giova credere che l’abbiate bruciata prima d’abbandonare Dordrecht per venirmi a raggiungere all’Aya.

— Fratello, rispose Cornelio, la tua corrispondenza col Louvois prova, che sei stato negli ultimi tempi il più grande, il più generoso e il più abile cittadino delle Sette Provincie Unite. Amo la gloria