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— Sua Altezza! esclamò tirandosi indietro.

— Sua Altezza! ripetè Rosa tutta stordita.

A questa esclamazione venuta dalla sua sinistra, Boxtel si volse, e vide Rosa.

A questa vista tutta la persona dell’invidioso si scosse come al contatto della pila voltaica.

— Ah! mormorò tra se il principe, egli si è turbato.

Ma Boxtel con uno sforzo potente sopra di se, erasi già rimesso.

— Signor Boxtel, disse Guglielmo, parrebbe che voi aveste trovato il segreto del tulipano nero?

— Sì, mio Signore, rispose Boxtel con una voce che rivelava un po’ di turbamento.

È vero che il turbamento poteva originare dalla emozione provata dal tulipaniere nel riconoscere Guglielmo.

— Ma, riprese il principe, ecco una giovine che ha pure la stessa pretensione.

Boxtel sorrise di sdegno e fece una spallata.

Guglielmo notava tutti i suoi movimenti con uno interessamento di rimarcabile curiosità.

— Del pari, non conoscete punto questa giovine?

— No, mio Signore.

— E voi, ragazza, conoscete Boxtel?

— No, non conosco il signor Boxtel, ma conosco il signor Giacobbe.

— Che volete voi dire?

— Voglio dire che a Loevestein, costui, che si fa chiamare Isacco Boxtel, chiamavasi signor Giacobbe.

— Che rispondete, signor Boxtel?

— Dico, mio Signore, che questa giovine mentisce.

— Voi negate di non essere mai stato a Loevestein?